Lo sapevi? Il primo studioso ad aver codificato la dieta mediterranea è stato nel 1970 Ancel Keys, fisiologo di fama internazionale, in seguito a uno studio (Seven country study) che durò 20 anni e si svolse contemporaneamente in 7 Paesi del mondo, compresa l’Italia. Lo studioso giunse a conclusioni rivoluzionarie per l’epoca.
“I principali fattori di rischio per l’aterosclerosi sono l’ipertensione, l’ipercolesterolemia e il livello di grassi animali nella dieta” scrisse.
Era solo l’inizio del successo della Dieta mediterranea, di cui oggi parlano tutti ma che realmente conoscono in pochi. Basta leggere alcune righe tratte dal libro “Dieta mediterranea come mangiare bene e stare bene” scritto da Ancel e Margaret Keys per comprendere cosa si intendesse quasi 50 anni fa per dieta mediterranea.
“La cucina quotidiana era meno elaborata e a base di piatti tradizionali come il minestrone fatto in casa, la pastasciutta condita con salsa di pomodoro e una spolverata di formaggio e solo di rado impreziosita da pezzettini di carne oppure servita con un po’ di frutti di mare del posto e senza formaggio. A tavola c’era spazio per pasta e fagioli, pane appena sfornato, gran quantità di verdure fresche e di stagione. Pesce e carne in quantità modeste erano piatti che invece venivano mangiati solo un paio di volte a settimana. E infine, la frutta fresca veniva mangiata come dessert”.
Da questa piccola sintesi è possibile capire che le nostre abitudini alimentari, con il tempo sono cambiate così come il nostro stile di vita. Oggi ad esempio il concetto di dessert è molto diverso così come il condimento per la pasta è molto più elaborato, il consumo di legumi e cereali è maggiormente ridotto e le porzioni da modeste sono diventate sempre più abbondanti.
Questi cambiamenti ci hanno spinti a seguire sempre di più un’alimentazione di stampo americano, ricca di junk food e povera di alimenti ad elevato valore nutrizionale. Le conseguenze? Negli ultimi decenni le persone che soffrono di “malattie del benessere” come le patologie cardiovascolari, il diabete e l’obesità solo per citarne alcune sono nettamente aumentate. Alla base di questi disturbi ci sono da una parte una costante infiammazione, dall’altra una ridotta diversità batterica a livello intestinale dovute alla cattiva alimentazione. Il corpo umano, infatti, è colonizzato da un gran numero di batteri, funghi, lieviti e virus, detto microbiota. Il loro patrimonio genetico, costituisce invece il microbioma. Diversi studi scientifici hanno dimostrato che una maggiore diversità batterica intestinale potrebbe favorire uno stato di salute migliore.
Attualmente cosa possiamo fare per vivere bene e più a lungo?
Ecco le 5 regole d’oro della dieta mediterranea da seguire a tavola.
- Introduci più alimenti ricchi di acidi grassi essenziali Omega 3. Li trovi in gran quantità nel pesce, in particolare in quello azzurro (salmone, sardine, sgombro eccetera), semi oleosi, frutta secca.
- Riduci gli alimenti ad alto indice e carico glicemico (pane, pasta, dolciumi, eccetera).
- Aumenta il consumo di alimenti che contengono antiossidanti dall’azione antinfiammatoria (frutti rossi, cacao, eccetera);
- Evita il “cibo spazzatura” come prodotti industriali, dolciumi, snack salati, salumi, eccetera.
- Prediligi i cibi ricchi di prebiotici. Queste sostanze assunte in quantità adeguata, favoriscono la crescita dei batteri benefici per la salute dell’intestino e dell’organismo in generale. Ne è un esempio l’inulina che si trova in cicoria, carciofi, aglio, cipolle e in molti altri alimenti.